Swap è vocabolo di terminologia comune inglese che in italiano viene perfettamente tradotto con baratto. Il baratto è
lo scambio di una cosa per un’altra e ha luogo se due persone trovano conveniente scambiarsi reciprocamente ciò che è
in loro possesso.
Un viticoltore, per esempio, fa uno swap con un allevatore di galline, se scambia grappoli con uova. Perché un tale
scambio avvenga, è però necessario che esso sia per entrambi più conveniente che comprare al mercato. Il che si verifica se coltivatore e contadino ottengono ciò che desiderano, cedendosi reciprocamente una quantità di uva e uova inferiore a quella che dovrebbero vendere per acquistare al mercato quanto hanno bisogno. Tutte le volte in cui due abitanti
della campagna portano a termine un simile scambio, pongono in essere senza saperlo un commodity swap. Lo swap
viene definito commodity perché oggetto dello scambio sono beni materiali.
A seconda delle esigenze delle parti, possono essere scambiati anche tassi di interesse e valute. Si hanno allora interestrate swap e currency swap. Con i primi, un’impresa che ha debiti a tasso fisso e una che ne ha a tasso variabile si scambiano i rispettivi pagamenti degli interessi; con i currency swap, invece, due imprese si scambiano somme di denaro espresse in valuta diversa.
Presupposto e conseguenza di entrambi i tipi di swap è un risparmio in termini di costi per entrambe le parti. É chiaro
quindi che, in questo senso, gli swap sono molto frequenti fra imprese che presentano sull’attività ceduta un vantaggio
relativo rispetto alla controparte.
Uno swap tuttavia può essere conveniente anche quando una delle due imprese riesca a comprare le attività oggetto di
scambio a condizioni comunque più favorevoli della controparte. Ciò si verifica quando i vantaggi dell’una vengono trasferiti a pagamento alla seconda, in modo tale che entrambe possano ottenere ciò di cui necessitano a un costo inferiore
rispetto a quello che dovrebbero sostenere se operassero da sole