Tecniche di Trading – Il Sistema di Livermore

In questa guida parlerò di un sistema di trading antico ma molto efficace, dal quale se riflettiamo bene, sono stati tratti molti dei pattern grafici che utilizziamo oggi. Ma una domanda è d’obbligo, chi era Livermore? Livermore ha gravitato intorno a Wall Street tra il 1890 – 1943, di umili origini è andato dalle stalle alle stelle per poi ritornare alla stalla. Morì nel 1940, ma alle sue spalle ha lasciato 30 anni di trading sui mercati ottenendo risultati spettacolari. La capacità di accumulare grandi fortune rappresenta allo stesso tempo la sua grande abilità nei mercati ma allo stesso tempo il fatto che abbia perso tutto è imputabile espressamente al problema psicologico. Dopo una serie di campagne di successo sui mercati, insieme ai soldi arrivò presto fama e grande pubblicità. Tutto ciò inculcò in Livermore un emozione pericolosa, ovvero credere di avere il controllo del mercato. Per quanta ricchezza aveva accumulato, non aveva e non avrebbe mai potuto avere il controllo del mercato, così la sua estrema fiducia e la scomparsa della sensazione di pericolo lo posero nelle condizioni di effettuare operazioni disastrose che lo ridussero in povertà o meglio a restituire i milioni di dollari che aveva accumulato. Ecco perchè un ordine di stop loss è fondamentale, qualsiasi cosa pensiamo e qualsiasi sia la probabilità che crediamo essere a nostro favore. E’ una storia che ha anche carattere educativo per neofiti e professionisti. Ora passiamo all’aspetto più propiamente tecnico, come operava Livermore? Ma prima vi dirò che lavoro svolgeva Livermore. Livermore iniziò la sua professione di trader molto giovane, all’età di 14 anni, come ragazzo della lavagna delle quotazioni di Wall Street del 1890. A quei tempi non esistevano i moderni computer, quindi ogni impiegato stava in piedi vicino al tricker e ripeteva ad alta voce i prezzi delle varie azioni man mano che venivano battute sul nastro di carta. I “ragazzi della lavagna” stavano con il gesso in mano e aggiornavano i prezzi sulla lavagna delle quotazioni. Dopo giorni e giorni di scrittura ed osservazione dei prezzi, Livermore scoprì che le azioni mostrano ciò che egli chiama “habits” ovvero consietudini, prima di iniziare movimenti significativi di avanzamento e declino. Gli habits non sono altro che i moderni pattern grafici che studiamo nei libri di analisi grafica. In poche parole il prezzo gira intorno ad un valore, sale un pochino e scende un pochino, ma rimane ancorato in prossimità di un valore, finchè per l’appunto non si ha un esplosione che produce un alzamento o abbassamento dei prezzi ovvero dei trend, in poche parole trading range e congestioni. Essendo abile ed avendo una buona memoria, egli iniziò a riconoscere gli habits e con un interpretazone corretta del loro significato, riuscì ad anticipare il movimento dei prezzi. Quando non lavorava alla lavagna, si recava presso i bucket shops a scommettere sulle quotazioni. Nel 1890 i bucket shop erano piccole sale private, nel quale la gente poteva puntare sull’andamento dei prezzi delle azioni. I margini per aprire una posizione erano molto piccoli, e la clientela era composta esclusivamente da persone che non avevano abbastanza denaro per fare trading con le azioni vere. Per Livermore questo era un mezzo perfetto per applicare e sviluppare i suoi metodi. Man mano che speculava, guadagnava e dopo un pò smise di fare il ragazzo della lavagna e cominciò ad operare per proprio conto, e con un capitale sufficiente cominciò ad operare sulle azioni. Il metodo di Livermore non è per niente complicato. I primi sistemi di trading non erano nient’altro che delle regole ch segnalavano l’inizio di un trend se i prezzi avessero superato un massimo precedente (Trend al rialzo), o se fossero scesi al di sotto di un minimo precedente (Trend ribassista). Non veniva utilizzato alcun indicatore matematico, anche perchè senza l’uso di pc era molto faticoso e rchiedeva molto lavoro. Il concetto al base del metodo è semplice, se infatti il prezzo ha la forza di muoversi superando massimi o minimi precedenti, questo avrebbe indicato che qualcosa di importante era cambiato. In poche parole questa tecnica altro non è che una rappresentazione di un grafico swing. Che cosa è un grafico swing? Un grafico a swing è la rappresentazione dei prezzi in cui le variazioni vengono riportare solo se superano un certo ammontare, espresso in € oppure in %, il valore minimo al di sotto del quale le variazioni non vengono riportare si chiama “filtro di swing” e determina la frequenza degli swing stessi e anche la sensibilità del grafico.

 

Le regole per la costruzione di un grafico a swing sono

 

Selezionare l’ampiezza del filtro dello swing, es. 5%;
Selezionare l’intervallo temporale, e tracciare una linea verticale verso l’alto se il prezzo sale o verso il basso se il prezzo scende;
Se mentre si sta disegnando una barra verticale che sale ma il prezzo ad un certo punto scende ma non in misura pari al filtro di swing non si disegna nulla;
Se invece il movimento in direzione opposta avviene in misura pari o superiore al fltro di swing, allora ci si muove di una colonna verso destra e si inizia a disegnare una nuova barra che si muove in direzione opposta. La barra precedente a questo punto rappresenta uno swing completo.

Queste sono le regole generali. L’elemento importante di un grafico swing è la capacita di individuare movimenti importanti e nell’eliminazione delle false inversioni. Questa è la meccanica di qualsiasi tecnica di trading discrezionale o meccanica. Livermore catalogava i movimenti di mercato in trend rialzista,trend ribassista,reazione naturale,reazione secondaria,rally naturale e rally secondario. Egli utilizzava due filtri, quello principale che chiamava “filtro di swing” ed un altro, di metà ampiezza del primo chiamato “fltro di penetrazione”. Le penetrazioni erano significative a determinati livelli di prezzo che egli chiamava pivot point. In pratica i pivot point non erano altro che massimi e minimi di ciascun swing e che venivano contrassegnati con le lettere. La tecnica consiste nell’assumere posizioni solo nella direzione del trend primario. Un trend primario rialzista è definito da pivot point ovvero massimi e minimi sempre maggiori che ne danno conferma. Mentre un trend primario ribassista è definito da pivot poin ovvero massmi e minimi sempre decrescenti. Il filtro di penetrazione non deve essere perforato in direzione contraria. Il trend rialzista rimane in corso fintanto che i prezzi non scendono al di sotto del precedente pivot point ovvero il massimo precedente, in misura pari almeno a quella del filtro di penetrazione. In un trend ribassista il trend rimane in corso fintanto che i prezzi non salgono oltre il pivot point ovvero il minimo precedente, in misura pari almeno a quella de filtro di penetrazione. L’aspetto importante è che ogni volta che il trend primario è intatto cioè si ha una nuova perforazione del massimo (trend al rialzo) o del minimo (trend al ribasso) si incrementa la posizione.

Come ho accennato, questa semplice tecnica è applicata ancora tutt’oggi e molti pattern grafici si ispirano ad essa. Esempio il Ross Hook, rottura del massimo per dirci che il rialzo continua ha come base proprio questa semplice tecnica di Livermore, In poche parole, l’insegnamento è molto semplice, tradare nella direzione del trend principale, verificare le rotture dei minimi (se il trend è ribassista) o le rotture dei massimi (se il trend è rialzista), e prima di pensare ad un inversione attendere che non si verifichi una reazione secondaria.

Tecniche di Trading – 1-2-3 High e Low

Un’importante figura che preannuncia un inversione del trend è 1-2-3 Massimo e Minimo, scoperti dal noto trader americano Joe Ross. Sono due pattern d’inversione molto importanti, che preannunciano un imminente cambio di trend. Analizzeremo separatamente i due pattern.

1-2-3 Low

Questo pattern d’inversione rialzista, si forma in un trend al ribasso, abbiamo una prima candela che forma un minimo assoluto o relativo, dopo di che si forma una seconda candela che non rompe il minimo della prima candela, ma rompe il massimo della prima candela, formando una serie di candele fino alla candela 2 che forma un massimo relativo rispetto alle precedenti candele. Dopo si formano un serie di candele che rompono il minimo della seconda candela ma non riescono a rompere il minimo della prima candela, il mercato infatti cambia direzione volgendo al rialzo e rompendo il massimo della seconda candela, in questo caso entreremo long alla rottura del massimo della seconda candela.

1-2-3 High (1-2-3 Massimo)

Questo pattern è d’inversione ribassista, si forma in un trend al rialzo, abbiamo una prima candela che forma un massimo assoluto o relativo, dopo di che si forma una seconda candela che non rompe il massimo della prima candela, ma rompe il minimo della prima candela, formando dei minimi successivi fino a formare una seconda candela che forma un minimo relativo. Dopo si formano un serie di candele che rompono il massimo della seconda candela ma non riescono a rompere il massimo della prima candela, il mercato infatti cambia direzione volgendo al ribasso e rompendo il minimo della seconda candela, in questo caso entreremo short alla rottura del minimo della seconda candela.

 

In entrambi i casi la rottura del massimo della candela 1 nel 1-2-3 High e del minimo della candela nel 1-2-3 Low, annullano la formazione, riprendendo il trend iniziale. Sono formazioni che si formano in ogni intervallo temporale. Dal punto 1 al punto 2 e dal punto 2 al punto 3 vi possono essere più di una candela. Inoltre man mano che i prezzi si avvicinano al punto 2 una parte dei ribassisti incomincerà a liquidare le sue posizioni intuendo di essere dalla parte sbagliata del mercato ed alla rottura definitiva avremo un’accelerazione ancor più forte nel movimento dei prezzi perché oltre a coloro che compreranno si aggiungeranno coloro che, al ribasso, cercheranno di chiudere quanto prima le posizioni in perdita.

Tecniche di Trading – Trader’s Trick

La Trader’s Trick è una tecnica di anticipo di ingresso, ideata dal noto trader americano Joe Ross. La TTE permette di battere gli interni al loro stesso gioco. Gli operatori interni del mercato spesso costruiscono movimenti diretti a colpire quei punti in cui sono accumulati gli ordini. Quante volte un Ross Hook si rileva falso? Quante volte un break out si rileva un falso segnale? La TTE risponde proprio a questi interrogativi. Quando facciamo trading sul Ross Hook noi vogliamo entrare prima dell’effettiva rottura del Ross Hook. Se la rottura non è falsa, vuol dire che il mercato correrà oltre quel punto e avremo ottenuto un profitto significativo. Ma se la rottura si rileverà falsa avremo coperto i costi e preso un piccolo profitto. Lo scopo è semplicemente di entrare alla rottura della barra di correzione, quindi anticipare la rottura effettiva del massimo o minimo. Normalmente la TTE viene limitata a non più di tre candele, dopo di che non si cerca più di entrare. A questa regola vi è un eccezione, in caso di doppio e triplo massimo o minimo, le candele valgono come una sola candela. Con questa tecnica, molto semplice, evitiamo di entrare e vederci estromessi dopo un pò. Se la rottura del RH è falsa realizzeremo un piccolo profitto altrimenti avremo un profitto molto elevato. Altro aspetto importante è che la distanza tra il RH e la candela di correzione sia tale da consentirci di coprire il rischio connesso al trader e di avere un piccolo profitto.

Cosa Sono i Pullback

Il concetto di Pullback lo possiamo ritrovare negli scritti di Dave Landry. Consiglio ovviamente di acquistare i suoi libri che sono scritti in linguaggio chiaro e comprensibile a tutti. Prima di introdurre il concetto di pullback dobbiamo introdurre la nozione di trend. Quante volte abbiamo sentito “il trend è tuo amico?”. Molti trader ritengono di essere trend follower (inseguitori di trend) ma in realtà fanno di tutto per non seguire il trend, facendosi prendere dall’emozione e tradando in contro tendenza, il problema è che tradare in controtendenza ci espone a maggiori probabilità di subire perdite, anche se per brevi trade possiamo trarne un piccolo profitto adottando delle tecniche, ma il consiglio resta sempre quello di tradare con il trend. Se decidiamo di tradare nella direzione del trend, dobbiamo rispettare questa condizione e non fare il contrario di tutto. Il Trend non è altro che una tendenza, i prezzi seguono una tendenza più o meno definita, come può essere questa tendenza? I prezzi possono salire (Trend crescente), scendere (Trend Discendente) o restare più o meno in laterale, ovvero non salgono e non scendono ma restano all’interno di un range non riuscendo a formare nuovi massimi o minimi. Come determiniamo il trend? La risposta è molto semplice, ma da moltissimi trader viene del tutto ignorata, semplicemente tracciamo una freccia per capire se il mercato si muove verso l’alto o verso il basso oppure è laterale. Quando il mercato si sta muovendo verso l’alto (Trend crescente) vuol dire che forma nuovi massimi (consiglio di rimpicciolire il vostro grafico e guardare attentamente i nuovi massimi ) mentre al contrario non riesce a formare nuovi minimi anzi ci troveremo con minimi più bassi del precedente. In questo caso possiamo tracciare una freccia e capire che la direzione del mercato è al rialzo. Un mercato è in un trend ribassista quando sta formando nuovi minimi (consiglio sempre di rimpicciolire il grafico) mentre al contrario non riesce a formare nuovi massimi che anzi dobbiamo registrare massimi decrescenti. Tracciamo una freccia nella direzione dei nuovi massimi e scopriremo che la freccia è ribassista ad indicare un trend in discesa. Al contrario un mercato è laterale quando non si formano ne nuovi massimi e ne nuovi minimi ma i prezzi si muovono all’interno di un canale, e possiamo agevolmente disegnare una freccia che non sarà ne crescente ne decrescente ma semplicemente orizzontale.

I mercati quando sono in tendenza lasciano tracce, come la formazione di nuovi massimi o minimi, breakout, gap, lap ecc. Un elemento importante in un trend è la persistenza, ovvero la capacità di mantenere intatta la tendenza, in maniera molto semplice possiamo misurarla come il numero di barre che formano nuovi massimi o minimi a seconda della tendenza. In un trend rialzista si formano nuovi massimi crescenti e minimi decrescenti, la persistenza sarà data dal numero di barre che formano nuovi massimi. Maggiore è il numero di barre che formano nuovi massimi e più elevata sarà la persistenza del Trend.

 

Come Diventare un Doppiatore

Il Doppiatore è colui che presta la propria voce a un attore straniero, ma non solo: lo è anche chi commenta un documentario o un film d’animazione, oppure il personaggio di un videogioco. Si tratta di un mestiere tanto affascinante quanto complesso, che in Italia ha avuto un particolare sviluppo anche grazie alle normative emanate sotto il fascismo che imponevano il doppiaggio alle pellicole straniere. Negli anni però è nata una vera e propria “cultura del doppiaggio” tutta italiana, sviluppatasi con successo fino ai giorni nostri.

Quest’ambito infatti, può portare anche al raggiungimento di una certa notorietà, sebbene per la gran parte di coloro che lo svolgono si tratti di un mestiere “nell’ombra”. Quello del doppiaggio è un campo in cui è necessario lavorare profondamente sulla comunicazione verbale per ottenere la chiarezza espressiva richiesta. Studi di dizione, fonetica, recitazione e solo in seguito, corsi di doppiaggio vero e proprio, rappresentano la formazione più naturale. Eventuali flessioni dialettali vanno smussate fino a farle scomparire: la provenienza geografica può incidere sul lavoro da fare ma non costituisce un ostacolo insormontabile se c’è volontà e determinazione.

Il doppiatore spesso subisce ritmi molto duri e stancanti, che a volte richiedono uno sforzo ancora maggiore del semplice recitare. Solo utilizzando la propria voce, si dovrà trasmettere stati d’animo, emozioni, sincronizzandosi con l’espressione e il labiale del personaggio che si sta doppiando. Iscriversi a una buona scuola di recitazione potrebbe essere un passo verso una buona formazione: l’esperienza nel settore sicuramente arricchirebbe l’interpretazione vocale, se così possiamo definirla, di realismo ancora maggiore.
La caratteristica principale per diventare doppiatore non sta però nei titoli di studio ufficiali, anche se una laurea in scienze dello spettacolo o in lettere non guasta. Servono piuttosto qualità caratteriali come la sensibilità, la determinazione e la costanza. Avere una perfetta dizione è fondamentale, ovvero pronunciare le parole in italiano corretto e senza flessioni dialettali.

La voce è la dote più importante, deve essere gradevole o particolare. Oltre alla voce, uno strumento con cui il doppiatore deve avere dimestichezza è il microfono. Come per i cantanti e per gli speaker radiofonici il microfono deve essere gestito in modo tale da valorizzare al meglio il timbro.

In Italia le scuole di doppiaggio si trovano soprattutto a Roma e Milano. Per fare alcuni esempi: Adc Group Srl Doppiaggio di Milano, S.E.D.E. Società Europea Doppiaggio Edizione S P A di Milano, CD CINE DOPPIAGGI di Roma, O.D.S. di Torino. Tanti altri corsi di doppiaggio si tengono stagionalmente in diverse scuole della Capitale.
Alla fine dell’esperienza didattica, il consiglio fornito anche da doppiatori professionisti, è quello di fare esperienza diretta sul campo assistere cioè ai turni di doppiaggio e apprendere l’arte dai più esperti, una sorta di tirocinio necessario per prendere confidenza con l’ambiente.
Successivamente, si potrà cominciare a partecipare a casting o provini poiché l’esperienza pratica è sempre la migliore per farsi largo in questo ambiente. Talento e fortuna non guastano se si vuole diventare un doppiatore bravo e di successo.

In Italia ci sono oltre 1200 doppiatori, liberi professionisti o dipendenti, al lavoro in oltre 200 cooperative di doppiaggio e società di edizione: tra queste ricordiamo la Cdc, Cooperativa doppiatori cinematografici, la Cvd, Cine video doppiatori, e il Gruppo Trenta, con sede a Roma. Il lavoro in questo settore è abbondante, anche se negli ultimi anni la crisi ha portato ad un calo netto di offerte di ingaggio. Buone possibilità si trovano ancora nel doppiaggio televisivo e in quello pubblicitario.

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