Superprimary Dealer – Definizione e Significato

Sull’Mts, il mercato telematico dei titoli di Stato, definito anche mercato all’ingrosso dei titoli del debito pubblico a causa dell’elevato valore minimo dei lotti negoziabili, pari a 2,5 milioni di euro, possono operare soltanto i soggetti impegnati nell’intermediazione di strumenti finanziari: quindi, principalmente, banche e imprese di investimento legittimate
alla negoziazione per conto proprio, oltre al ministero del Tesoro e alla Banca d’Italia che risultano iscritti di diritto.

A seconda della dimensione patrimoniale dell’intermediario e dell’entità degli scambi eseguiti sull’Mts, è possibile distinguere su questo mercato tre categorie di operatori: i dealer, i primary dealer e i superprimary dealer, detti anche specialisti in titoli di Stato. I primi non possono svolgere funzioni di market maker, mentre gli altri due sì: sotto questo profilo in particolare, primary e superprimary hanno l’obbligo di quotare continuativamente in acquisto e in vendita un certo numero di titoli.

La differenza fra primary e superprimary è soprattutto di natura dimensionale.
Risulta essere super il primary che abbia un patrimonio netto pari almeno a 38.734.267 euro (pari a 75 miliardi delle vecchie lire); si
aggiudichi in asta sul mercato primario una quota almeno pari al 3% del totale dei titoli di Stato di nuova emissione e
svolga sul mercato secondario attività di negoziazione con continuità, su un determinato numero di titoli e per quantità
molto elevate (più elevate di quelle richieste per la qualifica di primary dealer).

I primary dealer che presentano i requisiti possono fare richiesta presso il ministero del Tesoro di essere iscritti
nell’Elenco degli specialisti in titoli di Stato, tenuto a cura dello stesso Ministero. Il quale, ogni due anni provvede, a
verificare che tali requisiti siano mantenuti, pena l’esclusione dall’elenco. A fronte di questi e altri doveri, allo specialista sono però riservati alcuni speciali privilegi. Soltanto agli specialisti, in
particolare, è data facoltà di partecipare ad aste supplementari dei titoli di Stato e a proporre operazioni a titolo definitivo alla Banca d’Italia.
Infine, in considerazione anche degli altri obblighi di informativa che gravano sui superprimary, essi hanno il non piccolo vantaggio di intrattenere più strette relazioni con le autorità di settore

Come Lavorare in America Latina

Risulta essere vero che i paesi latinoamericani si trovano in una posizione migliore rispetto a dieci anni fa, ma attualmente non è ancora possibile definire l’economia di questa porzione del mondo come una delle più floride, nonostante la crescita.

Un quadro caratterizzato dalla forte instabilità, accentuato soprattutto da un continuo aumento demografico. Poca offerta per molta domanda.

Il commercio dell’America latina è diviso tre in distinti blocchi commerciali:

– il Messico fa parte del NAFTA (North American Free Trade Association), associazione di libero scambio tra USA, Canada e Messico.
– Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela (dal 2006) fanno parte del Mercosur (Mercado Común del Sur), mercato comune del Sudamerica.
– Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela (in uscita) costituiscono la Comunità Andina delle Nazioni.

Il ritmo di crescita economica, la progressiva stabilità finanziaria e politica, la riduzione delle barriere doganali in entrata alle merci, stanno rendendo sempre più l’America Latina un mercato dinamico e accattivante per le aziende in espansione sia come nuovi sbocchi commerciali che per investimenti produttivi.

In particolare per gli europei e le aziende italiane fanno gioco forza le affinità culturali e una lingua molto simile.

C’è da premettere che partire per cercare lavoro come dipendente in un’azienda locale non è cosa semplice.

Chi possiede la residenza permanente e ha una lunga esperienza nel campo petrolifero, siderurgico, marmoreo, energetico, ha buone possibilità di trovare lavoro con retribuzioni elevate, (necessaria ottima conoscenza della lingua) in caso contrario le politiche economiche puntano soprattutto all’inserimento di personale locale.

Più semplice è invece spostarsi come trasfertisti di un’azienda italiana con sede in America latina. Sono molte infatti le società come la Fiat, Telecom, o le multinazionali Nestlè e Coca Cola, che hanno sede in Brasile o Argentina.

Alcune proposte interessanti per neolaureati le abbiamo scovate sul portale italiano Trovit; le offerte erano per lo più in ambito commerciale, ma si possono trovare annunci anche per neolaureati in ingegneria e IT e per chi volesse insegnare lingua italiana in Messico e in Argentina.

Il portale Net-Empregos, è invece portoghese, ma propone anche inserzioni per il Brasile e altri stati di lingua portoghese.

Al momento della ricerca gli annunci di lavoro erano circa un sessantina, rivolti per lo più a informatici e architetti.

Altro portale che durante le ricerche ha dato buoni risultati per lavori indirizzati ai neolaureati è Just Landed, con proposte prevalentemente per il Messico e l’Argentina in attività legate al turismo e il commercio.

Maggiori invece sono i siti che propongo lavoro in Brasile: Anúncios Brasil, sito di annunci vari con una sezione dedicata al lavoro; Bumeram.com, diviso in 15 categorie di annunci di lavoro dei quali si può essere costantemente aggiornati iscrivendosi alla mailing list del portale. E infine il sito 2UOL.

Per chi invece volesse tentare anche la strada della candidatura spontanea, esiste il progetto Great Place to Work. Ogni anno il Great Place to Work Institute crea le liste delle “Migliori Aziende in cui lavorare” selezionandole in 40 paesi in tutto il mondo.

Una sezione è dedicata anche all’America latina: potrebbe essere un utile spunto per non fare buchi nell’acqua.

Importanza della Lettera di Presentazione

Le ultime indagini internazionali del settore recruiting evidenziano che i manager selezionano le candidature già a partire dalla lettera di presentazione. Quindi che poi si scelga di inviare un curriculum o un link diretto al proprio profilo di Linkedin è spesso indifferente.

È quanto emerge da una nostra ricerca, secondo cui vi sono manager che preferiscono il tradizionale curriculum cartaceo e altri convertiti alla selezione dei profili sui professional network, ma la cosa che mette tutti d’accordo tutti è l’importanza della lettera di accompagnamento.

Quindi chi pensa che per attirare l’attenzione dei recruiter occorra puntare solo sul curriculum vitae rischia di commettere un errore. Bisogna infatti fare molta attenzione anche alla compilazione di una sintetica ed efficace lettera che lo introduca al meglio e che già anticipi le caratteristiche salienti del candidato.

Secondo Robert Half, infatti, il 71% dei 2 mila manager che sono stati intervistati in tutto il mondo, Italia compresa, hanno dichiarato di dare maggiore peso alla lettera motivazionale, prima ancora del tradizionale CV o del profilo professionale del candidato sui social network. Il 41%, invece, ha affermato di essere del tutto indifferente sia al curriculum vitae che al profilo LinkedIn, dando la priorità assoluta alla lettera di presentazione. Solo il 18% dei manager intervistati preferirebbe il curriculum tradizionale, anche non accompagnato da una lettera di motivazione. Mentre l’11% dichiara di accontentarsi di un link al profilo del candidato su un professional network come Linkedin.

La lettera di presentazione continua a essere importante e può essere perfino decisiva per riuscire a ottenere un colloquio di lavoro, il selezionatore legge prima la lettera che accompagna il CV e già da essa trae una prima impressione del candidato. Per questo rappresenta una grande opportunità per mettere in luce le proprie peculiarità, ma affinché sia davvero efficace, la lettera deve essere chiara, sintetica e allo stesso tempo comunicare i punti di forza e la motivazione al cambiamento.

Come Contattare il Servizio Assistenza Clienti Unicredit

La struttura di Unicredit è stata fortemente condizionata dalle architetture in cui erano organizzate le numerose banche acquisite durante il periodo di grande espansione (a partire dalla Banca di Roma).
Infatti per mantenere il know how acquisito, c’è stata una ripartizione, abbastanza equilibrata, per comparti, ciascuno con un proprio canale di contatto.

Tutto questo ha portato ad una prima organizzazione, con rispettivo numero verde Unicredit (ove possibile), per accedere a informazioni o essere indirizzati verso il servizio più specifico, con una prima scrematura a seconda del proprio target di clientela di appartenenza. I principali contatti telefonici sono quindi distinti tra
-Retail (privati e famiglie) 800.57.57.57 (clienti) 800.32.32.85 (no clienti)
-Business e imprese 848.88.00.88 (clienti) 848.690.300 (clienti CBI) 800.88.11.77 (no clienti)+39 0458064628 (cbi)
-Corporate 199.100.952
-Private banking 800.710.710
Banca Unicredit rimane comunque una banca di tipo tradizionale, per cui il canale preferenziale per superare delle difficoltà, o per poter ottenere assistenza o consulenza, rimane quello del contatto con l’agenzia (il che viene ulteriormente rafforzato specialmente quando si è nell’ambito degli investimenti e per quello dei mutui).

Contatti utili per le carte di pagamento
Per quanto riguarda le carte di credito, i bancomat, ecc, ci sono numeri specifici dedicati e cioè:
-Bancomat Unicredit 800.82.20.56
-Mypay e Always 800.57.57.57

Nel caso delle carte prepagate ( vedi Migliori prepagate con iban) e di quelle di credito invece i numeri da contattare, per blocco o informazioni, sono diversificati, anche per tener conto della presenza di numerosi tipi di card che vedono Unicredit nel ruolo di partner e collocatore (esempi con Diners, American Express, BankAmericard, ecc):
-UniCreditCard/ UniCreditCardClick/ Genius Card 800.078.777
-UniCreditCard emittente UCFin 02.349.80.003
-BankAmericard 800.207.167
-Diners 800.39.39.39
-American Express 06.72.90.03.47
-Visa Infinite 800.710.710

Per una panoramica completa su tutti gli strumenti rimandiamo a questa guida su Numeriassistenzaclienti.net, in cui è indicata anche la procedura da seguire in caso di recalmo.

Come Iniziare a Vendere Online

Vuoi vendere online ma non sai da dove cominciare. Negli ultimi anni, il mercato italiano delle vendite online – detto più comunemente e-commerce – sta registrando una crescita costante con tantissimi nuovi utenti che si approcciano per la prima volta a comprare online.
Questo fenomeno è cresciuto principalmente perché è più facile trovare online lo stesso prodotto venduto vicino casa ad un prezzo più basso. Ma non solo, l’e-commerce è anche l’unico canale che riesce a coinvolgere il cliente fornendo tutto e subito in un unico luogo (internet).
Chi compra online ha diversi vantaggi: sicuramente il prezzo è uno di questi, poi è possibile recedere dal contratto avendo più tempo per pensarci rispetto all’acquisto in negozio, l’assortimento è sicuramente molto più vasto, e per di più la consegna fino al domicilio il più delle volte è gratuita.
Di contro, gli imprenditori sanno benissimo di poter risparmiare sulle spese di gestione e di contare su maggior numero di potenziali clienti.
In questa guida, sostanzialmente, ti spiego come funziona la vendita online dell’usato e la vendita professionale su internet. Conoscerai quindi i requisiti, le modalità e soprattutto i principali siti di vendita online.

Vendere su internet da privato

Sei un privato e decidi di vendere il tuo usato su internet per ricavare qualche soldino.
Innanzitutto l’errore che non devi mai commettere è quello di non dare valore a tutti gli oggetti che non usi più, classificandoli come immondizia.
Alt! Prima di buttare qualcosa che non usi più nell’immondizia, prova a ricavare qualche spicciolo su internet. Potrebbero esserci persone interessate a comprare i tuoi oggetti.

Requisiti per vendere online da privato
Detto questo vediamo quali sono i requisiti per vendere su internet da privato
-Avere una connessione ad internet;
-Avere uno o più oggetti da vendere online;
-Scegliere una piattaforma di vendita online.
Adesso quello che devi fare è scegliere la piattaforma di vendita e creare un’inserzione corredata da foto e descrizione per rendere appetibile l’oggetto.

Le migliori piattaforme per vendere online da privato
Per le vendite del tuo usato online puoi utilizzare diverse piattaforme, di seguito quelle più importanti:
Vendere su eBay – Il più famoso sito di aste online al mondo. Su eBay puoi vendere l’usato a prezzo fisso oppure all’asta. Su eBay le inserzioni sono gratuite (fino a 50 al mese) e solo quando la vendita va a buon fine eBay tratterrà una commissione del 10%.
Vendere su Subito – Subito.it è il sito di annunci numero uno d’Italia per la compravendita dell’usato online. Le inserzioni sono gratuite ma le vendite per lo più si concentrato localmente.
Vendere su Reoose – Si tratta di una innovativa piattaforma di baratto dove è possibile scambiare i propri oggetti in cambio di crediti che serviranno per acquistarne degli altri. Lo staff di Reoose consiglia di privilegiare lo scambio di oggetti per lo più localmente così da non dovere sostenere oneri di spedizione, ma in ogni caso è possibile scambiare oggetti in tutta Italia.
In base al sito di vendita online scelto, puoi decidere di vendere il tuo oggetto creando un’inserzione a prezzo fisso od un’inserzione all’asta.

Inserzioni a prezzo fisso
Con l’inserzione a prezzo fisso solitamente sei tu a decidere il prezzo dell’oggetto che vuoi vendere su internet. Se non sai che prezzo dare ai tuoi oggetti usati, puoi fare una breve indagine su internet per scoprire a che prezzo viene venduto lo stesso oggetto o un oggetto simile.
Crea l’inserzione inserendo una descrizione completa dell’oggetto. Se l’oggetto è guasto, o presenta difetti, non dimenticare di farlo presente nella descrizione. Stesso discorso vale per evidenziarne i pregi.

Inserzioni all’asta
Se non riesci a decidere il prezzo per l’oggetto che vuoi mettere in vendita, procedi creando un’asta.
Quando metti un oggetto all’asta non devi mai partire da un prezzo troppo alto, o troppo vicino a quello che vorresti realizzare con la vendita, altrimenti l’asta si rivelerà un totale fallimento. È importante offrire un prezzo basso così da attirare il maggior numero di offerenti.
Non preoccuparti del prezzo finale perché alla fine dell’asta l’oggetto raggiunge, quasi sempre, un prezzo ragionevole, spesso più alto di quello che ci si aspettava. Se qualcosa non sta andando come previsto, puoi annullare l’asta prima che finisca e in alcuni casi è possibile stabilire in partenza un prezzo minimo da raggiungere per vendere l’oggetto senza che questo venga mostrarlo agli offerenti.
Anche in questo caso bisogna rendere appetibile l’oggetto con una descrizione dettagliata.
Che aspetti? Incomincia a svuotare la cantina, dai valore ai tuoi oggetti usati!

Vendere su internet come impresa

Stai pensando di avviare un’attività di e-commerce ma vuoi avere più informazioni. Per vendere online da professionista devi assolutamente conoscere la normativa e-commerce che regola tale attività. Ebbene, vediamo innanzitutto quali sono i requisiti per iniziare a vendere online come impresa.

Requisiti legali ecommerce
Per avviare un’attività di vendita online professionale bisogna adempiere agli obblighi fiscali imposti dalla legge. Di seguito le indicazioni fondamentali:
-Apertura partita IVA con codice ATECO indicato all’attività che intendi aprire.
-Apertura posizione presso il Registro delle imprese.
-Per i soggetti passivi iva che intendono porre in essere operazioni comunitarie occorre l’inserimento nell’archivio VIES.
-Il titolare del negozio online deve presentare segnalazione certificata di inizia attività (SCIA) al comune di residenza.
Comunicare il settore merceologico di attività del sito di e-commerce nonché il dominio web, anche se si vende mediante servizi terzi come eBay.
-Apertura posizione INPS.
-Apertura conto corrente bancario.
-Consultare un buon commercialista.
Se la tua è una nuova attività e ritieni di non fatturare più di 50.000 € in un anno, puoi adottare il nuovo regime forfettario.
Se la tua è un’attività artigianale che svolgi occasionalmente, ti consiglio di valutare la vendita online come privato, rispettando i limiti imposti dalle normative che regolano le vendite occasionali. Di solito non è necessaria l’apertura della partita IVA.

Aprire un negozio online in proprio
Se vuoi cominciare un’attività di e-commerce ex novo devi procurati un buon capitale iniziale. In questo caso puoi provare ad aprire un negozio online in proprio.
Prima di commissionare il progetto per creare un negozio online al primo che passa, ti consiglio di documentarti sull’argomento leggendo la guida completa su come aprire un ecommerce che ho pubblicato in questo blog.
In genere per creare un negozio online professionale, non vengono richiesti meno di 3000€. Che aumentano al variare delle funzionalità da implementare e alla quantità di articoli da caricare, nonché la stesura delle descrizioni, l’ottimizzazione in ottica SEO. Considera pure l’investimento per la merce, il magazzino, il personale, etc.
È importante che tu abbia già chiara una strategia digitale per sviluppare la tua idea di business per vendere online (ad esempio una presenza web a 360°). Non vorrai trovarti ad uscire 10/15.000 euro per un progetto che non vende., onde evitare di sprecare soldi.

Aprire un negozio online sui marketplace
Chi non ha un budget sufficiente per aprire un negozio di e-commerce in proprio, può iniziare un’attività di commercio elettronico servendosi di un sito di vendita online – più comunemente conosciuto come marketplace – tipo eBay.
Aprire un negozio online su un servizio terzo è un passaggio fondamentale anche per chi ha già avviato da tempo un’attività di e-commerce. Le piattaforme più utilizzate sono:
Aprire un negozio su eBay – Il più famoso sito di aste online al mondo. Aprire un negozio online su eBay è gratuito (peri primi 90 giorni). Poi lo mantieni pagando una quota mensile in base al livello di iscrizione scelto. In genere un negozio base su eBay è sufficiente, ma per chi vuole vendere sin da subito anche all’estero è necessaria l’apertura del negozio premium su eBay. In base al livello dell’iscrizione scelto, eBay tratterrà una commissione sulle transazioni di vendita andate a buon fine con una percentuale variabile in base al settore merceologico trattato.
Aprire un negozio su Amazon – È il sito di e-commerce più grande del mondo. Con Amazon è possibile vendere su internet aprendo un negozio online al costo di 39€ al mese (IVA esclusa). Ma se fai meno di 40 vendite al mese puoi aprire un account base, pagando solo una commissione sugli oggetti venduti. Anche Amazon, come eBay, trattiene una commissione sui prodotti venduti che varia in base alla categoria dell’oggetto.
Aprire un negozio su Etsy – È una piattaforma molto interessante, indicata soprattutto per la vendita online di prodotti fatti a mano; articoli vintage o per vendere online materia prima come stoffa, lana, etc. Su Etsy non si paga nessuna quota d’iscrizione per aprire un negozio online, però si pagano 0,20$ per ogni inserzione (valida per 4 mesi). Per le vendite andate a buon fine, Etsy tratterà il 3,5% del prezzo di vendita.
I vantaggi delle tre opportunità sono senza precedenti, poiché si riesce immediatamente ad immettere sul mercato i propri prodotti contando su un potenziale di acquirenti elevatissimo. L’unico svantaggio sono le commissioni che se comparate al prezzo da investire in pubblicità per attirare i clienti nel proprio negozio online, diventa decisamente un vantaggio.

Conclusioni

Vendere su internet, sia come privato che come impresa, è un’attività seria che può essere sviluppata come espansione delle già rodate attività di business fisiche, o come progetto ex novo in alternativa all’attività di un negozio fisico.
Per una impresa, nella fattispecie, è necessario valutare i costi dell’investimento e i ricavi nel tempo per comprendere meglio la convenienza che è relativa al settore merceologico trattato. Quindi si consiglia di preconfigurare una strategia digitale orientata alla vendita online.
Per quanto riguarda gli adempimenti fiscali, invece, è importante seguire un iter corretto poiché non è poi così complesso come sembra, anche se il mio consiglio è quello di farsi seguire sempre da un commercialista.

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