Swap – Definizione e Significato

Swap è vocabolo di terminologia comune inglese che in italiano viene perfettamente tradotto con baratto. Il baratto è
lo scambio di una cosa per un’altra e ha luogo se due persone trovano conveniente scambiarsi reciprocamente ciò che è
in loro possesso.

Un viticoltore, per esempio, fa uno swap con un allevatore di galline, se scambia grappoli con uova. Perché un tale
scambio avvenga, è però necessario che esso sia per entrambi più conveniente che comprare al mercato. Il che si verifica se coltivatore e contadino ottengono ciò che desiderano, cedendosi reciprocamente una quantità di uva e uova inferiore a quella che dovrebbero vendere per acquistare al mercato quanto hanno bisogno. Tutte le volte in cui due abitanti
della campagna portano a termine un simile scambio, pongono in essere senza saperlo un commodity swap. Lo swap
viene definito commodity perché oggetto dello scambio sono beni materiali.

A seconda delle esigenze delle parti, possono essere scambiati anche tassi di interesse e valute. Si hanno allora interestrate swap e currency swap. Con i primi, un’impresa che ha debiti a tasso fisso e una che ne ha a tasso variabile si scambiano i rispettivi pagamenti degli interessi; con i currency swap, invece, due imprese si scambiano somme di denaro espresse in valuta diversa.
Presupposto e conseguenza di entrambi i tipi di swap è un risparmio in termini di costi per entrambe le parti. É chiaro
quindi che, in questo senso, gli swap sono molto frequenti fra imprese che presentano sull’attività ceduta un vantaggio
relativo rispetto alla controparte.

Uno swap tuttavia può essere conveniente anche quando una delle due imprese riesca a comprare le attività oggetto di
scambio a condizioni comunque più favorevoli della controparte. Ciò si verifica quando i vantaggi dell’una vengono trasferiti a pagamento alla seconda, in modo tale che entrambe possano ottenere ciò di cui necessitano a un costo inferiore
rispetto a quello che dovrebbero sostenere se operassero da sole

Superprimary Dealer – Definizione e Significato

Sull’Mts, il mercato telematico dei titoli di Stato, definito anche mercato all’ingrosso dei titoli del debito pubblico a causa dell’elevato valore minimo dei lotti negoziabili, pari a 2,5 milioni di euro, possono operare soltanto i soggetti impegnati nell’intermediazione di strumenti finanziari: quindi, principalmente, banche e imprese di investimento legittimate
alla negoziazione per conto proprio, oltre al ministero del Tesoro e alla Banca d’Italia che risultano iscritti di diritto.

A seconda della dimensione patrimoniale dell’intermediario e dell’entità degli scambi eseguiti sull’Mts, è possibile distinguere su questo mercato tre categorie di operatori: i dealer, i primary dealer e i superprimary dealer, detti anche specialisti in titoli di Stato. I primi non possono svolgere funzioni di market maker, mentre gli altri due sì: sotto questo profilo in particolare, primary e superprimary hanno l’obbligo di quotare continuativamente in acquisto e in vendita un certo numero di titoli.

La differenza fra primary e superprimary è soprattutto di natura dimensionale.
Risulta essere super il primary che abbia un patrimonio netto pari almeno a 38.734.267 euro (pari a 75 miliardi delle vecchie lire); si
aggiudichi in asta sul mercato primario una quota almeno pari al 3% del totale dei titoli di Stato di nuova emissione e
svolga sul mercato secondario attività di negoziazione con continuità, su un determinato numero di titoli e per quantità
molto elevate (più elevate di quelle richieste per la qualifica di primary dealer).

I primary dealer che presentano i requisiti possono fare richiesta presso il ministero del Tesoro di essere iscritti
nell’Elenco degli specialisti in titoli di Stato, tenuto a cura dello stesso Ministero. Il quale, ogni due anni provvede, a
verificare che tali requisiti siano mantenuti, pena l’esclusione dall’elenco. A fronte di questi e altri doveri, allo specialista sono però riservati alcuni speciali privilegi. Soltanto agli specialisti, in
particolare, è data facoltà di partecipare ad aste supplementari dei titoli di Stato e a proporre operazioni a titolo definitivo alla Banca d’Italia.
Infine, in considerazione anche degli altri obblighi di informativa che gravano sui superprimary, essi hanno il non piccolo vantaggio di intrattenere più strette relazioni con le autorità di settore

Come Lavorare in America Latina

Risulta essere vero che i paesi latinoamericani si trovano in una posizione migliore rispetto a dieci anni fa, ma attualmente non è ancora possibile definire l’economia di questa porzione del mondo come una delle più floride, nonostante la crescita.

Un quadro caratterizzato dalla forte instabilità, accentuato soprattutto da un continuo aumento demografico. Poca offerta per molta domanda.

Il commercio dell’America latina è diviso tre in distinti blocchi commerciali:

– il Messico fa parte del NAFTA (North American Free Trade Association), associazione di libero scambio tra USA, Canada e Messico.
– Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela (dal 2006) fanno parte del Mercosur (Mercado Común del Sur), mercato comune del Sudamerica.
– Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela (in uscita) costituiscono la Comunità Andina delle Nazioni.

Il ritmo di crescita economica, la progressiva stabilità finanziaria e politica, la riduzione delle barriere doganali in entrata alle merci, stanno rendendo sempre più l’America Latina un mercato dinamico e accattivante per le aziende in espansione sia come nuovi sbocchi commerciali che per investimenti produttivi.

In particolare per gli europei e le aziende italiane fanno gioco forza le affinità culturali e una lingua molto simile.

C’è da premettere che partire per cercare lavoro come dipendente in un’azienda locale non è cosa semplice.

Chi possiede la residenza permanente e ha una lunga esperienza nel campo petrolifero, siderurgico, marmoreo, energetico, ha buone possibilità di trovare lavoro con retribuzioni elevate, (necessaria ottima conoscenza della lingua) in caso contrario le politiche economiche puntano soprattutto all’inserimento di personale locale.

Più semplice è invece spostarsi come trasfertisti di un’azienda italiana con sede in America latina. Sono molte infatti le società come la Fiat, Telecom, o le multinazionali Nestlè e Coca Cola, che hanno sede in Brasile o Argentina.

Alcune proposte interessanti per neolaureati le abbiamo scovate sul portale italiano Trovit; le offerte erano per lo più in ambito commerciale, ma si possono trovare annunci anche per neolaureati in ingegneria e IT e per chi volesse insegnare lingua italiana in Messico e in Argentina.

Il portale Net-Empregos, è invece portoghese, ma propone anche inserzioni per il Brasile e altri stati di lingua portoghese.

Al momento della ricerca gli annunci di lavoro erano circa un sessantina, rivolti per lo più a informatici e architetti.

Altro portale che durante le ricerche ha dato buoni risultati per lavori indirizzati ai neolaureati è Just Landed, con proposte prevalentemente per il Messico e l’Argentina in attività legate al turismo e il commercio.

Maggiori invece sono i siti che propongo lavoro in Brasile: Anúncios Brasil, sito di annunci vari con una sezione dedicata al lavoro; Bumeram.com, diviso in 15 categorie di annunci di lavoro dei quali si può essere costantemente aggiornati iscrivendosi alla mailing list del portale. E infine il sito 2UOL.

Per chi invece volesse tentare anche la strada della candidatura spontanea, esiste il progetto Great Place to Work. Ogni anno il Great Place to Work Institute crea le liste delle “Migliori Aziende in cui lavorare” selezionandole in 40 paesi in tutto il mondo.

Una sezione è dedicata anche all’America latina: potrebbe essere un utile spunto per non fare buchi nell’acqua.

Importanza della Lettera di Presentazione

Le ultime indagini internazionali del settore recruiting evidenziano che i manager selezionano le candidature già a partire dalla lettera di presentazione. Quindi che poi si scelga di inviare un curriculum o un link diretto al proprio profilo di Linkedin è spesso indifferente.

È quanto emerge da una nostra ricerca, secondo cui vi sono manager che preferiscono il tradizionale curriculum cartaceo e altri convertiti alla selezione dei profili sui professional network, ma la cosa che mette tutti d’accordo tutti è l’importanza della lettera di accompagnamento.

Quindi chi pensa che per attirare l’attenzione dei recruiter occorra puntare solo sul curriculum vitae rischia di commettere un errore. Bisogna infatti fare molta attenzione anche alla compilazione di una sintetica ed efficace lettera che lo introduca al meglio e che già anticipi le caratteristiche salienti del candidato.

Secondo Robert Half, infatti, il 71% dei 2 mila manager che sono stati intervistati in tutto il mondo, Italia compresa, hanno dichiarato di dare maggiore peso alla lettera motivazionale, prima ancora del tradizionale CV o del profilo professionale del candidato sui social network. Il 41%, invece, ha affermato di essere del tutto indifferente sia al curriculum vitae che al profilo LinkedIn, dando la priorità assoluta alla lettera di presentazione. Solo il 18% dei manager intervistati preferirebbe il curriculum tradizionale, anche non accompagnato da una lettera di motivazione. Mentre l’11% dichiara di accontentarsi di un link al profilo del candidato su un professional network come Linkedin.

La lettera di presentazione continua a essere importante e può essere perfino decisiva per riuscire a ottenere un colloquio di lavoro, il selezionatore legge prima la lettera che accompagna il CV e già da essa trae una prima impressione del candidato. Per questo rappresenta una grande opportunità per mettere in luce le proprie peculiarità, ma affinché sia davvero efficace, la lettera deve essere chiara, sintetica e allo stesso tempo comunicare i punti di forza e la motivazione al cambiamento.

Come Contattare il Servizio Assistenza Clienti Unicredit

La struttura di Unicredit è stata fortemente condizionata dalle architetture in cui erano organizzate le numerose banche acquisite durante il periodo di grande espansione (a partire dalla Banca di Roma).
Infatti per mantenere il know how acquisito, c’è stata una ripartizione, abbastanza equilibrata, per comparti, ciascuno con un proprio canale di contatto.

Tutto questo ha portato ad una prima organizzazione, con rispettivo numero verde Unicredit (ove possibile), per accedere a informazioni o essere indirizzati verso il servizio più specifico, con una prima scrematura a seconda del proprio target di clientela di appartenenza. I principali contatti telefonici sono quindi distinti tra
-Retail (privati e famiglie) 800.57.57.57 (clienti) 800.32.32.85 (no clienti)
-Business e imprese 848.88.00.88 (clienti) 848.690.300 (clienti CBI) 800.88.11.77 (no clienti)+39 0458064628 (cbi)
-Corporate 199.100.952
-Private banking 800.710.710
Banca Unicredit rimane comunque una banca di tipo tradizionale, per cui il canale preferenziale per superare delle difficoltà, o per poter ottenere assistenza o consulenza, rimane quello del contatto con l’agenzia (il che viene ulteriormente rafforzato specialmente quando si è nell’ambito degli investimenti e per quello dei mutui).

Contatti utili per le carte di pagamento
Per quanto riguarda le carte di credito, i bancomat, ecc, ci sono numeri specifici dedicati e cioè:
-Bancomat Unicredit 800.82.20.56
-Mypay e Always 800.57.57.57

Nel caso delle carte prepagate ( vedi Migliori prepagate con iban) e di quelle di credito invece i numeri da contattare, per blocco o informazioni, sono diversificati, anche per tener conto della presenza di numerosi tipi di card che vedono Unicredit nel ruolo di partner e collocatore (esempi con Diners, American Express, BankAmericard, ecc):
-UniCreditCard/ UniCreditCardClick/ Genius Card 800.078.777
-UniCreditCard emittente UCFin 02.349.80.003
-BankAmericard 800.207.167
-Diners 800.39.39.39
-American Express 06.72.90.03.47
-Visa Infinite 800.710.710

Per una panoramica completa su tutti gli strumenti rimandiamo a questa guida su Numeriassistenzaclienti.net, in cui è indicata anche la procedura da seguire in caso di recalmo.

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